Il Ma-Museo africano dei Missionari Comboniani, è nato da un’intuizione del suo primo successore, il vescovo Francesco Sogaro. I primi oggetti inviati a Verona dai missionari furono messi in mostra in una stanza del grande edificio della ‘Casa Madre’ dell’Istituto. Si dovette aspettare ancora una ventina d’anni, nel 1938, per decidere di istituire il Museo africano di Verona. L’iniziativa aveva un carattere prettamente missionario: offrire una vetrina delle attività dei missionari comboniani in Africa.
La vera rivoluzione del Museo, si ha nei primi anni Settanta, quando si decise di renderlo uno spazio aperto e strumento didattico per chi desiderasse conoscere l’Africa. In pochi anni, il Museo si trasformò in luogo di studio etno-antropologico sull’Africa, anche per mezzo della Biblioteca di Nigrizia (ricca di circa 20.000 volumi). Studenti di ogni grado ebbero modo di svolgere ricerche e preparare tesi di laurea su tematiche d’interesse etno-antropologico.
Gli anni successivi hanno visto un importante coinvolgimento di antropologi, ricercatori ed esperti di culture africane. Pur disponibile a ogni tipo di visitatore, il Museo si aprì sempre più al mondo scolastico e universitario. Nel 1996 vi fu un ulteriore rinnovamento per rispondere a nuove sensibilità e a nuovi modi di porsi di fronte all’Africa.
Da allora, pur continuando a essere una ‘vetrina etnografica’ per la conoscenza dell’Africa, il Museo ha acquistato vitalità nuova, per radicarsi sul territorio e diventare vero strumento di dialogo interculturale. Internamente ristrutturato, ha offerto ai visitatori percorsi multimediali, integrandoli con attività collaterali ‘vive’, quali l’allestimento di mostre e l’organizzazione di laboratori didattici in cui gli studenti potessero esprimere la propria creatività nell’incontro con culture altre.
Nel 2006 il Museo si è ulteriormente rinnovato. Il percorso museale intendeva illustrare la visione antropologica nell’Africa tradizionale, raccontando la vita attraverso la ricostruzione delle tappe fondamentali dell’esistenza umana.
La sfida del nuovo progetto del Museo (rinnovato nell’estate 2014 sotto la Direzione di Padre V. Milani) è riuscire a far dialogare i linguaggi espressi nella ricca collezione etno-antropologica, composta dagli oggetti che i Missionari Comboniani hanno raccolto in molti paesi, nelle terre e tra le persone dove hanno prestato il loro servizio missionario, con la tecnologia e i nuovi linguaggi video e multimediali per attualizzare, presentare e contestualizzare le tante complessità e diversità delle realtà africane.
Il progetto architettonico è stato curato dall’Architetto Mauro Del Maro, il progetto multimediale e i contributi video sono di Massimiliano Troiani, l’aspetto decorativo è a cura di Laura Fasciolo.